Il lockdown anche parziale non ha diminuito il problema delle povertà che invece cresce. La Chiesa fronteggia l’emergenza, ma Mons. Macculi lancia l’appello alla solidarietà comune e chiama nuovi volontari
Una tappa importante per contrastare la povertà che avanza sotto la crosta dell’emergenza sanitaria che ha moltiplicato gli sforzi da parte di tutti coloro che sono in prima fila nel tendere la mano , come la Caritas che deve fronteggiare un numero sempre più ingente di richieste. Molti i casi di persone sole che ora possono trovare un appoggio importante proprio presso la Casa della Carità, in corte Stella, dove il pranzo, in versione rigorosamente asportabile, viene distribuito tutti i giorni a un centinaio di persone, mentre a Santa Rosa i percettori di vettovaglie calde sono una quarantina. Primo, secondo, un frutto o un dolce, bottiglietta d’acqua non mancano mai, perché grande è il cuore di tanta gente.
La sera, invece, funzionano i punti ristoro della Cattedrale, di Fulgenzio, di San Lazzaro, di San Massimiliano Kolbe, ad intermittenza del Sacro Cuore: un paio di panini, un frutto, acqua e il problema cena è archiviato. Per chi ha famiglia, invece, e un tetto sulla testa c’è l’emporio di via Adua, ma non è l’unica forma di aiuto: 7500 persone incrociano mensilmente le varie Caritas e i centri d’ascolto di una diocesi che conta 276mila abitanti. E stavolta senza buoni pasto governativi.
Per ora le cose procedono spedite e le donazioni non mancano, ma don Nicola Macculi non dorme sonni tranquilli:
Si spera possa crescere anche il numero dei volontari; intanto da dicembre quattro giovani, per sette mesi e dieci ore settimanali, si occuperanno di mettere in rete il lavoro di tutte le parrocchie, e di animare una sorta di telefono amico che fornirà informazioni su cosa fare per mangiare, dormire o altre esigenze.
fonte: Telenorba e Quotidiano di Puglia