A fare il punto sulla situazione «Non profit philantrophy social good Covid-19 report 2020», un lavoro di ricerca (accessibile a tutti tramite una piattaforma gratuita) realizzato da Italia non profit e Assifero
ll Terzo settore è stato lasciato in un angolo. Ha continuato a combattere per aiutare le fasce più deboli della popolazione durante la pandemia, nella prima come nella seconda ondata, ma non ha ricevuto il sostegno delle istituzioni e ha visto drammaticamente ridursi la disponibilità di fondi e donazioni per proseguire la sua attività. A fare il punto sulla situazione «Non profit philantrophy social good Covid-19 report 2020», un lavoro di ricerca (accessibile a tutti tramite una piattaforma gratuita) realizzato da Italia non profit e Assifero, punti di riferimento per le attività del Terzo settore.
«Il report coinvolge più 1.378 organizzazioni non profit a cui è stato chiesto come hanno dovuto adeguarsi al nuovo contesto pandemico – spiega Giulia Frangione, Ad di Italia non profit –. Per la prima volta siè scelto di utilizzare un sistema di dati per definire come il mondo del non profit si è evoluto nei mesi della pandemia da Covid-19». Per Carola Carazzone, segretario generale di Assifero i risultati evidenziano non poche criticità alle quali, sinora sono mancate le risposte. «Il non profit– sottolinea Carazzone–soprattutto nei primi mesi della pandemia, ha avuto un aumento della domanda ma paradossalmente ha registrato anche una riduzione delle entrate pari al 40%.
Né il governo né il Recovery Fund hanno compreso l’importanza del non profit. Quest’ultimo si occupa delle persone più vulnerabili, dei malati Covid e dei loro parenti, gli anziani, della violenza domestica, dei limiti della didattica a distanza e non gli vengono ancora riconosciuti strumenti di finanziamento adeguati». Non sono stati solo i negozi e i ristoranti ad avere subito un tracollo economico. Le perdite finanziarie del mondo dell’associazionismo sono state enormi. L’80% del campione è stato costretto a interrompere le proprie attività per diversi mesi. Molte organizzazioni non profit
(circa il 60% del campione) per assenza di finanziamenti sono state in grado di riconvertirsi al digitale. Il “digital divide” che separa l’Italia dal resto d’Europa, il nostro paese è in 25esima posizione nell’indice Desi, è particolarmente sentito da enti e associazioni che si sono trovate spiazzati la scorsa primavera. Sul fronte degli aiuti finanziari, il 40% dei soggetti interpellati non ha usufruito di sostegni economici nei mesi della pandemia. Il blocco delle attività “istituzionali” cioè quelle rivolte ai cittadini ha riguardato in maniera trasversale tutti i settori: attività formative ed educative; tempo libero e alle attività culturali e assistenza alle persone. La pandemia ha avuto due facce sul fronte delle donazioni: durante la prima ondata si sono mossi aziende, cittadini e reti filantropiche che hanno effettuato donazioni principalmente rivolte agli ospedali, nella seconda ondata si sono registrate più donazioni da parte di singoli cittadini. Il report definisce anche le richieste per il futuro, alla luce di un’emergenza che si preannuncia ancora lunga. «Le associazioni chiedono formazione digitale, software che consentano di gestire meglio i dati e meno burocrazia per la gestione dei finanziamenti» spiega Frangione.
Le iniziative delle associazioni durante la pandemia hanno coinvolto tutto il territorio nazionale e la Lombardia, la regione più colpita dalla prima ondata, è quella che ha ricevuto più supporto, con 326 iniziative mappate. Seguita da Emilia Romagna (101), Piemonte (89) e Veneto (85). Le realtà più attive nell’ambito della solidarietà sono state banche e assicurazioni, seguite dal comparto agroalimentare e zootecnico. Le forme di supporto più diffuse sono state: contributi in denaro ma, data la natura dell’emergenza, sono state numerose le donazioni di beni e servizi. A luglio 2020 sono state mappate 975 iniziative da parte di 722 donatori che hanno mosso più di 785 milioni di euro.
IL RAPPORTO
Italia non profit e Assifero hanno analizzato le difficoltà di quasi 1.400 realtà durante l’emergenza sanitaria L’80% ha dovuto sospendere l’attività e la metà ha subito una riduzione drastica dei fondi
La solidarietà
non si ferma
ma serve
una svolta
785milioniIfondi raccolti durante la prima ondata della pandemia attraverso 925 iniziative
60%Lapercentuale di enti che non sono riusciti, durante la pandemia, a riconvertisi al digitale
1.378Ilnumero di organizzazioni che fanno parte del report di Italia non profit e Assifero
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