Il marchio fondato da Luciana Delle Donne recupera la cultura del pane in collaborazione con le detenute del carcere di Lecce
“Made in carcere” prosegue la ricerca tra i fornelli e presenta il Pan di vita. Il cibo condiviso all’interno e all’esterno della struttura si fonda innanzitutto su valori educativi,sull’ importanza delle scelte alimentari e sul perseguimento di un benessere comune.
Luciana Delle Donne – amministratore del ‘marchio sociale’ ama, provocatoriamente, definirlo Benessere interno lordo, sottolineando la necessità di iniziare a cooperare per ottenere più Bil e non solo più Pil. Il Pan di vita nasce da una fusione di tradizioni gastronomiche che unisce il Panterrone al Pan tramvai. Il primo un panettone di terra tipico della tradizione del sud Italia mentre, l’altro, il Pan tramvai di trazione brianzola , spuntino semplice ma “calorico” che accompagnava il lungo viaggio tra Milano e Monza…un viaggio lento nel gusto.
Proprio come questi dolci della tradizione il Pan di vita nasce dall’impegno di recuperare una cultura del pane, di gusto e di alti valori nutrizionali ma anche, e soprattutto, di storia e di unione che va oltre ogni steccato.
Quattro ingredienti biologici certificati: olio extravergine di oliva, zucchero di canna e farina del Senatore Cappelli, vino primitivo di Manduria dop, fusi con i migliori ingredienti della terra come la frutta secca (nocciole, mandorle, fichi, uva passa, buccia d’arancia) e, infine, un pizzico di segreto come nelle migliori ricette. A “impastarlo” e consegnarlocosì al mondo sono le mani del-le detenute del progetto Made in Carcere
Il tutto a ricordarci della bellezza e della generosità della natura. Una caccia al tesoro di sapori, colori e profumi ma anche, e soprattutto, un pane da spezzare per condividerlo con gli altri. Sempre con una grande attenzione alla scelta della materia prima, alla cura del cibo e del prossimo.
Il 17 gennaio 2021 il Pan di vita è stato protagonista del primo evento virtuale “In festa” di Made in Carcere. 42 pacchi di pani hanno raggiunto altrettante abitazioni – sparse in diverse città in Italia e non solo – corredati da candeline per celebrare un rito collettivo di speranza e amore. Un piccolo gesto di vicinanza in un momento di isolamento così faticoso, a ricordarci che siamo tutti naufraghi aggrappati ad una “zattera felice” che è sempre una tavola imbandita di cibo e sentimento.