La richiesta da Miami di Jakob Ehrlich, legato a vittorio da una storica amicizia nata nel tragico 34
Antifascista, cavaliere al Merito della Repubblica, protagonista e memoria dell’accoglienza di migliaia di profughi ebrei provenienti da tutta Europa nel campo numero 34 di Santa Maria al Bagno, questo fu Vittorio Perrone , morto il 20 gennaio scorso. Dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno si legge una voce d’oltreoceano, l’appello di un vecchio amico affinché la memoria del neretino rimanga viva. Jakob Ehrlich è nato a Sarajevo, ed è rinato a Santa Maria al Bagno. Giovanissimo, dopo aver perso amici e parenti durante le persecuzioni razziali, arrivò nel Camp 34allestito nella marina dall’Unrra e trovò amici sinceri. Come Vittorio Perrone con il quale correva in bicicletta tra le Cenate e anta Caterina e che da anziano ha poi riabbracciato, in diverse occasioni. perché quel filo non si è inter-rotto mai, il solco dell’amicizia e della riconoscenza era ed è profondo. Tanto che oggi, dalla lontanissima Miami, dove Ehrlich risiede insieme alla moglie Norma arriva un inatteso appello video, grazie alla moderna tecnologia. Commosso da questa morte improvvisa dice a Vittorio: «non dovevi farci questo scherzo». «Vorrei che una delle sale di Santa Maria portasse il tuo nome – continua –proprio una di quelle nelle quali tu hai raccontato a migliaia di ragazzi le vicende riguardanti noi profughi ospitati proprio nella località. Mi piacerebbe tornare ancora una volta a vedere il museo e mi piacerebbe sedermi nella sala “Vittorio Perrone” e ricordare i vecchi tempi. Pen-so che dedicarti una sala nel museo sarebbe come vederti ancora tra noi, come sentire la tua voce amica che racconta ai giovani le vicende di oltre settant’anni fa, la storia del-la nostra grande amicizia, la storia della rinascita e di una vita normale dopo la follia nazista». Ehrlich si commuove e ricorda quando, dopo mezzo secolo, è arrivato a Nardò per riabbracciare Vittorio dopo alcuni scambi di mail: «mi sentivo a casa mia. Adesso sei andato via senza dire addio – conclude Jakob – ma devi tornare perché ti sei dimenticato di portare con te la nostra bicicletta. Ti aspetto caro amico. Tuo Giacomo , come tu mi chiamavi”
fonte: Gazzetta del Mezzogiorno