Una testimonianza aspramente critica e umanamente toccante, quella del missionario comboniano che ha dedicato una vita agli ultimi della terra, e ha chiuso la rassegna webinar tenutasi nell’ambito del progetto ‘Il Palio della Legalità’ del CSV BR LE Volontariato nel Salento
“Quest’ultimo incontro – ha detto Luigi Conte-rappresenta il punto di partenza di un percorso intrapreso mesi addietro col Palio della Legalità che ha visto coinvolte molte realtà giovanili del territorio di Lecce e Brindisi; il percorso ha evidenziato attraverso una galleria di testimonianze come la legalità possa essere il cuore pulsante sociale, portato avanti nella concretezza. Padre Alex rappresenta in tal senso, una delle testimonianze più significative per le numerose battaglie portate avanti nel corso della sua vita a pro degli ultimi e un esempio di come la pace possa esserci solo se c’è giustizia e rispetto di tutte le regole a partire da quelle che riguardano l’umanità tutta” .
L’intervento di padre Alex Zanotelli difficilmente può essere racchiuso in una sintesi; ma solo meditato e fatto proprio nell’ascolto dello spaccato della sua vita, nelle pieghe dell’umanità numerosa che il missionario ha incontrato negli angoli più sperduti della terra, vivendo come ultimo tra gli ultimi, mangiando il loro cibo , curando le loro piaghe nel corpo e nell’anima. Padre Alex ha scelto da che parte stare, rifiutando le derive di un mondo profondamente malato, denunciando verità scomode e lo smarrimento in cui l’uomo dei Paesi cosiddetti “sviluppati”, vaga.
Credo che la vita abbia un significato se è data, “buttata”, persa per qualcosa che vale. Penso che il cuore del Vangelo e dell’esperienza del popolo di Gesù di Nazaret stia tutto in questa frase di Marco: “Fratello, se tu la tua vita la tieni a denti stretti, sei morto; se tu invece sei capace di prendere la tua vita e di buttarla, di perderla, sei vivo”. Ed è una delle frasi su cui Erich Fromm ha costruito la sua psicanalisi la quale lo porta poi ad un giudizio così duro sulla civiltà occidentale che definisce necrofila perché è una civiltà che si guarda l’ombelico.
L’intervento del missionario conosciuto a livello nazionale e internazionale ha arricchito, non senza commozione i tantissimi ragazzi, ma non solo, che l’hanno ascoltato.
Non esiste cura per questo mondo, secondo Padre Alex se non ci si spoglia delle squame dell’egoismo, un male radicato nell’uomo diventato istituzione. Un peccato capitale per cui non c’e’ (as)soluzione. Ai giovani l’unica possibilità di riscatto, di invertire la rotta.
A volte ti assale l’assoluto senso di impotenza e pensi di non riuscire a combinare nulla. Eppure, alla fine, ho avuto la sensazione profonda che fosse il mio posto giusto che era importante restare anche solo per continuare a dire semplicemente che un mondo così è assurdo e per tentare di proclamare quel Dio che rimette in discussione un sistema che produce situazioni del genere.
Io sono un prete e sono erede di una tradizione ebraica, cristiana, che chiamo la tradizione mosaica, di Mosè, dei profeti e di Gesù di Nazaret. Quella tradizione è molto chiara, dice che Dio non è il dio del sistema, è il Dio degli oppressi, delle vittime, di coloro che sono schiacciati, non perchè siano più buoni di noi, sono egoisti come noi ma oggettivamente schiacciati dal sistema.
Lui ha avuto un sogno per il suo popolo, per tutti i popoli, di essere società alternative agli imperi e alle città stato, praticando un’economia di eguaglianza, una politica di giustizia che solo un’utopia come quella di un Dio diverso dal dio del sistema poteva pensare. Io a Korogocho ho ascoltato questo Dio.
Per riascoltare padre Alex: https://www.youtube.com/watch?v=adQn4bql190