Beppe Rampino alla Gazzetta del Mezzogiorno: «La nostra bimba e gli altri hanno perso mesi di percorso di risanamento»
«Prima il coronavirus e le frontiere chiuse, poi le sanzioni alla Bielorussia successive al dirottamento dell’aereo della Ryanair, ora la guerra, e i bimbi di Chernobyl, così come la nostra bimba, stanno perdendo mesi di percorso di risanamento». Il barese Giuseppe (Beppe) Rampino assieme alla sua consorte Maria Antonietta, dal 2014, ospitano una piccolina qui in Puglia. Un’avventura umana che ha creato un legame fortissimo, viscerale o, meglio, «familiare» nel suo senso più ampio e profondo dell’amore incondizionato che è cura dell’altro. Oggi però, la situazione di stallo innescata anche dalla crisi Russia-Ucraina è diventata insostenibile. Per questo le famiglie che, da 30 anni, in tutta Italia, ospitano i bimbi di Chernobyl, hanno deciso di protestare (venerdì alle 10), davanti alla Farnesina. Chiedono che il ministro Luigi Di Maio intervenga per facilitare il loro ritorno in Italia. «Le oltre 5 mila famiglie ospitanti mai si arrenderanno, nell’interesse specifico dei bambini e delle bambine a cui sono stati sottratti due anni e mezzo di percorso di risanamento e di vita affettiva e sociale che si sommano a tutti quelli già persi per tragiche circostanze delle loro brevi vite», dicono dalla onlus Puer, associazione di volontariato nata nel 1993 e di cui Rampino è il referente pugliese.
Da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus i soggiorni non sono più ripresi: si tratta di almeno 2 mila bambini e bambine che ne avrebbero diritto. Nonostante quasi tutto stia ripartendo, i programmi solidaristici da Minsk continuano a rimanere fermi – mentre quelli dall’Ucraina, nonostante il conflitto, sono ricominciati, e i viaggi dei minori da Kiev e dalle altre città ucraine ripartiti. Prima il virus, ma poi anche le sanzioni al Paese guidato da Alexander Lukashenko, infine l’invasione russa e la guerra in corso. Lo stop, a questo punto, avrebbe ragioni «puramente burocratiche», dice dalla onlus Puer Marco Mochi.
I piani dei voli umanitari ci sono, ma sono fermi. Ecco perché si fa appello al ministro degli Esteri Di Maio. «Anche le 60-65 famiglie pugliesi che ospitano i bambini si stanno organizzando – spiega Rampino – Abbiamo famiglie nel Salento, nella Bat e su Bari e provincia. In Puglia abbiamo ospitato oltre mille bambini nel corso degli anni. Molti sono maggiorenni ormai e alcuni sono stati adottati. Mia moglie e io siamo una famiglia ospitante ed è nata questa collaborazione con Puer proprio dopo aver incontrato uno di questi angeli biondi». Il signor Rampino, di professione agente di commercio, racconta di come siano in contatto giornaliero con la piccola («Grazie santi Skype e WhatsApp») e di come, a giugno, dopo che la piccola avrà superato l’esame delle medie in Bielorussia, e in accordo con la sua matrigna, ci sia la concreta prospettiva di farle fare le superiori in Italia. «Per favore lo scriva, se qualcuno vuole ospitare i bimbi mi contatti – conclude Rampino – Il mio numero è sul sito dell’associazione Puer. Questi bimbi vivono condizioni molto disagiate, diventano grandi in fretta e dar loro un futuro è una grande, grande, cosa».
fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno