Si apre sabato 15 ottobre ore 18.30 la rassegna con la mostra di Francesca Corvo, in Via San Massimiliano Kolbe, Lecce.
Con la mostra “Madame Blu e le altre” di Francesca Corvo si è voluto dare corpo e colore alle donne. I dipinti sono tutti narrazioni; raccontano storie, che siano reali, autobiografiche o immaginarie, storie di liberazione femminile.
“Francesca Corvo è una pittrice autodidatta- scrive Daniela Cecere- non è digiuna di conoscenze artistiche: ha studiato per anni la storia dell’arte e si è laureata in Conservazione dei Beni culturali. Uno dei suoi grandi amori è l’arte di Pablo Picasso e nei suoi dipinti ci sono echi del cubismo e delle avanguardie.
Ho incontrato molti pittori che hanno imparato a dipingere autonomamente e molti che hanno seguito delle scuole, ma pochi di essi possedevano un mondo poetico pressoché completo nelle loro mani.
Francesca si è avvicinata alla pittura spinta dall’amore verso questo mezzo espressivo con l’intento di dar semplicemente voce al suo universo interiore (la prima, vera molla del fare artistico) e solo in un secondo tempo ha scelto di iniziare a confrontarsi col pubblico portando “fuori” le sue creazioni.
Il “percorso” che si è scelto di fare per presentare questo mondo poetico, che vede la donna come assoluta protagonista, parte dal meno “avanguardista” dei suoi dipinti: quello dedicato al personaggio di “Madam Blu”.
La dama ritratta in questo dipinto è apparsa dal nulla nei pensieri della sua autrice; una donna d’altri tempi con una mente moderna, elegante, circondata da un’atmosfera quasi da “cafè de Paris”, che vuol’ essere austera ma è dolce, un po’ alter ego della pittrice un po’ Mary Poppins; è una donna che afferma il suo carattere e la sua autodeterminazione senza rinunciare allo stile e nonostante le imposizioni sociali (il suo abito è come una gabbia che la costringe in un ruolo). E’ bella, ma soprattutto, è libera.
La bellezza può venir fuori dai lineamenti e dagli abiti, ma in realtà la vera bellezza è la forza d’animo, nascosta dietro un’armatura di seta, dietro un’apparente fragilità che ha la stessa forza di un fiore delicato sbocciato nel deserto sotto il sole cocente. Una donna è bella quando ha il coraggio di essere sempre e comunque sè stessa senza farsi abbattere dalle difficoltà e dai condizionamenti esterni. Talvolta nei dipinti entrano in gioco piccoli riferimenti a Frida Khalo, soprattutto nell’immagine autobiografica del “triplice abbraccio” della madre con le due figlie (la seconda è ancora una piccola vita palpitante nel ventre): ogni singolo elemento è simbolico e racchiude un piccolo pezzo di vita, dalla tenda che nasconde antichi segreti al modo in cui i colori e la composizione vengono distribuiti (le composizioni di Francesca sono sempre pienissime ma perfettamente equilibrate).
Come accennato, la figura femminile è onnipresente in tutte le sue declinazioni: dalla giovane madre, all’artista, alla comare di paese; vi sono corpi sottili e agili, corpi anziani, corpi quasi felliniani nella loro abbondanza sfacciata e gioiosa; appaiono spesso sullo sfondo di una movimentata vita neretina alla quale appartiene la pittrice (le chiese, i monumenti e le strade stilizzate sono riconoscibilissimi), oppure nei caffè, ambienti prediletti per la loro atmosfera che fa nascere situazioni e per la loro
singolare contraddizione dell’essere luoghi intimi e sociali al tempo stesso, posti dove incontrare sia gli altri che se stessi.
Tutte le figure che popolano i quadri portano in essi il loro vissuto e il loro carattere, svelato dallo sguardo, dalla postura e da piccoli dettagli dell’abbigliamento. Niente è lasciato al caso.
Quasi tutti i dipinti presentano una doppia dimensione: la figura in primo piano e lo specchio che la riflette, ritraendo colui che la sta fotografando; le scene di vita metropolitana dietro la pittrice che dipinge la sua tela; la donna al bar che vuole stare sola e quella retrostante che cerca di entrare nel suo mondo; la ballerina concentrata su se stessa davanti all’esuberante danzatrice che ammicca allo spettatore cercando di catturarne lo sguardo, incurante delle proprie forme prorompenti; la festa di paese di fronte alla donna che guarda quasi accigliata dalla sua terrazzina dentro una corte (resterà nel suo rifugio a guardare e giudicare o si unirà a tutti gli altri?).
Qualunque sia la storia raccontata (e i dipinti sono tutti narrazioni, raccontano storie, che siano reali, autobiografiche o immaginarie, storie di liberazione femminile), c’è sempre una strana mescolanza di vitalità e malinconia e una galleria di espressioni facciali che mostrano sentimenti contrastanti tra loro (un esempio è la scena del matrimonio, dove alla gioia degli sposi si contrappone la tristezza della madre di lui o l’indifferenza della donna che fa il selfie).
Vi è, infine, un palese amore per il travestimento e l’arte circense, un invito a non temere i giudizi, a non ripiegarsi su sè stessi, restando sempre in bilico sul confine tra esibizionismo e introversione; su questo sottile filo che separa i due opposti, si muove Francesca: disinvolta, e perfettamente equilibrata.”
L’evento avverrà nel rispetto delle misure di contenimento Anti Covid -19.
info:
Tel. 339.5607242 – 347.0851926
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