L’Italia della solidarietà genera 100mld di valore economico. A dirlo uno studio di FpsFondazione per la sussidiarietà
ll valore della produzione delle attività non profit ha raggiunto nel 2022 gli 84 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020), secondo la Fondazione per la Sussidiarietà. L’impatto reale sfiora i 100 miliardi di euro, considerando l’attività degli oltre 6 milioni di volontari. É quanto emerso oggi, martedì 31 gennaio, in occasione della presentazione a Roma del Rapporto “Sussidiarietà e… sviluppo sociale”, realizzato dalla Fondazione, in collaborazione con Istat. È intervenuta all’incontro il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone.
L’economia sociale (cooperative, mutue, associazioni e fondazioni) conta oltre 400.000 enti (+7% negli ultimi sei anni, dal 2016 al 2022), quasi 1,6 milioni di addetti e oltre 6 milioni di volontari, la cui attività equivale a 875.000 addetti, secondo gli standard ILO. L’Italia, mette in evidenza il report, si conferma un paese a forte vocazione solidale: la Penisola svetta anche nella classifica del volontariato che coinvolge il 26% degli adulti. Meglio di noi solo la Germania (34%). Seguono Francia (24%), Gran Bretagna (23%) e Spagna (15%).
Il Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà sottolinea una correlazione positiva fra impegno sussidiario e l’occupazione. In particolare, la partecipazione a programmi di formazione continua favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro, a tutte le età (0,7) su una scala da 0 a 1). Un impatto positivo nella capacità di trovare lavoro deriva dalla partecipazione ad attività culturali fuori casa (0,89), dalla partecipazione sociale (0,88) e ad organizzazioni non profit (0,7). Gli stessi fattori contribuiscono a ridurre il rischio di povertà e allontana il pericolo di non arrivare a fine mese con i propri redditi.L’indagine, ha detto Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, «dimostra che la presenza di un privato sociale attivo e dinamico contribuisce ad attenuare le condizioni di disagio e favorisce l’occupazione. La sussidiarietà è il carburante che fa andare il motore di un sistema socio-economico». «Le analisi condotte con gli strumenti della statistica, hanno messo in evidenza che esiste un nesso significativo fra la sussidiarietà e alcuni fenomeni socio-economici», ha confermato Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat. «Nelle regioni in cui è più alto il “tasso di Sussidiarietà” – ha aggiunto Blangiardo – aumenta anche il tasso di occupazione e viceversa. C’è quindi una dipendenza reciproca: l’impegno in attività sociali aiuta i singoli e la collettività a creare lavoro».
Il lavoro di ricerca condotto per il Rapporto pone l’accento «sull’esistenza di un ecosistema di soggetti che costituiscono una infrastruttura sociale fatta di legami. Grazie a questa infrastruttura diventano possibili dinamiche personali e collettive che generano opportunità per le persone e sviluppo per tutta la società. L’economia sociale non va quindi vista solo come un mezzo per arginare problemi, ma anche come una condizione necessaria per generare sviluppo», ha affermato Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo. Secondo Guido Borsani, Presidente Fondazione Deloitte, ora «gli attori del settore privato sono chiamati ad esercitare con sempre maggiore attenzione la propria responsabilità sociale». Anche perché, come ha spiegato Vanessa Pallucchi, Portavoce Forum Terzo Settore, «la pandemia e le emergenze degli ultimi anni hanno reso ancor più evidente il ruolo cruciale del terzo settore nell’ascoltare i bisogni di persone e territori e dare risposte tempestive, creare opportunità, cucire le ferite del tessuto socio-economico. Occorre però fare passi avanti sul piano del riconoscimento di questo ruolo e dare slancio all’amministrazione condivisa, attraverso la quale il terzo settore può trainare il Paese verso uno sviluppo sociale ed economico più inclusivo e sostenibile», ha concluso Pallucchi. Un terzo pilastro tra Stato e mercato, appunto.
fonte: Sole24ore