“La notizia, diffusa con grande enfasi, che il piano di ampliamento della pista Porsche NTC di Nardò prevede opere di compensazione ambientale per 17 milioni di euro realizzando oltre 500 ettari di rimboschimenti, più che sorprendere per l’entità dell’intervento, dovrebbe farci riflettere su quale sia il pregiudizio per l’ambiente per cui si prevede una così grande impegno economico. – si legge così sul sito di Legambiente Lecce –
Cosa perderemmo del patrimonio esistente se sarà consentita la distruzione?
Gli interventi del piano industriale interessano direttamente la Zona Speciale di Conser-vazione “Palude del Conte e Dune di Punta Prosciutto”, un’area di particolare pregio ambientale e che, come risulta dagli stessi documenti di istituzione e gestione dell’area e riportati anche dalla società proponente, registra la presenza di un habitat prioritario 6220 nella zona di sub-steppa e dell’habitat 9340 “foreste di quercus ilex”, boschi di leccio, che “risultano quasi del tutto scomparsi nel Salento. Lo stesso esteso nucleo di mosaici di lecceta/macchia presenti all’interno della proprietà NTC costituiscono l’ultimo relitto di questo habitat nel Salento assieme ad altri piccoli nuclei situati nelle zone limitrofe”. Si tratta di un ecosistema di particolare pregio con specie botaniche rare incluse nella Lista rossa e molto importanti specie animali, anche per la presenza, di ulteriori notevoli estensioni di macchia, gariga e steppa.
Di questo complesso habitat, sempre come risulta dalla documentazione proposta da NTC,si prevede, con le opere di cantiere, lo sradicamento di oltre 400.000 metri quadri di foresta (ha 40,5) oltre a più di un milione e mezzo di metri quadri ( ha 165,5) di altre superfici boscate, e a 70.000 metri quadri (ha 7,3) di habitat di steppa, specie prioritaria; pertanto dovremmo chiederci se l’eliminazione di un polmone verde, così ampio ed evoluto nella sua ricchezza ecologica, può essere realmente sostituito da impianti artificiali, con la messa a dimora, come assicura NTC, di giovani piantine forestali della flora autoctona mediterranea, per ricreare l’habitat, che, a nostro avviso, non deve essere alterato.
Tutto ciò non significa che si è contrari all’ammodernamento della pista, ma al progetto tal quale e alla procedura di deroga adottata sulla salvaguardia dell’habitat in quanto riteniamo che l’intervento potrebbe realizzarsi senza intaccare la vegetazione protetta e con minor consumo di suolo.
Su questo importante e complesso habitat, sempre come risulta dalla documentazione proposta da NTC,si prevede, con le opere di cantiere, lo sradicamento di oltre 400.000 metri quadri di foresta (ha 40,5), oltre un milione e mezzo di metri quadri (ha 165,5) di altre superfici boscate e oltre 70.000 metri quadri (ha 7,3) di habitat di steppa, specie prioritaria. Per questo è doveroso chiedersi se l’eliminazione di un polmone verde così ampio ed evoluto nella sua ricchezza ecologica, può essere realmente sostituito da impianti artificiali, con la messa a dimora, come assicura la NTC, di giovani piantine forestali della flora autoctona mediterranea, per ricreare l’habitat, che non può e non dove essere distrutto.
Pertanto la Sezione Sud Salento di Italia Nostra chiede alla Regione di sospendere l’efficacia della delibera di Giunta con cui è stato approvato l’Accordo di programma ed attivare un tempestivo confronto per approfondire (anche attraverso appropriati sopralluoghi) le problematiche evidenziate e le reali alternative circa la realizzazione in loco dell’intervento. La riunione della Commissione Ambiente della Regione Puglia in programma l’8 novembre, con-vocata su richiesta del Consigliere Cristian Casili ed allargata ai componenti delle Commissioni Attività produttive e Agricoltura, potrebbe costituire un primo momento di riscontro anche alle istanze provenienti dal territorio.
Allo stesso tempo è necessario che si apra un tempestivo e rigoroso confronto tra e con le comunità locali e i portatori di interessi diffusi, per cui Italia Nostra rivolge un accorato appello a tutti i rappresentanti di tutte le istituzioni, alle forze politiche, agli organismi scientifici, alle organizzazioni professionali e alle associazioni del territorio affinché valutino adeguatamente la rilevanza del problema in modo da evitare che una delle ultime foreste del Salento ed una vasta area di macchia mediterranea non vengano sacrificate per uno sviluppo che non risulta assolutamente sostenibile.
La provincia di Lecce, che oltre al gravissimo problema del disseccamento degli ulivi, registra una delle più basse percentuali di aree boscate, una delle percentuali più alte per consumo di suolo, un rilevante e progressivo processo di desertificazione insieme all’incre-mento degli incendi, non può più permettersi di rimuovere neanche una minima porzione di area naturale (tra l’altro tutelate da norme comunitarie) ma potenziare ogni azione per la loro tutela coniugata al risanamento agro-ambientale e alla rinaturalizzazione delle aree compro-messe, le sole azioni che potranno ridare vivibilità ad un territorio martoriato e che registra un rilevante degrado economico, sociale ed ambientale.